Le case senza storia

Tre sono i luoghi dell’articolo di oggi. Tre piccole villette nate l’una a pochi metri dall’altra. Tre case senza una storia gloriosa alle spalle, mai un condottiero, re o musicista ha mai varcato le loro soglie se non attraverso vecchi tubi catodici. Tre case ancora ricche di testimonianze del vissuto di chi le ha riscaldate e le ha riempite di tutte le gioie e dolori che le famiglie normali hanno, i giochi, le foto, le lettere. Completamente vuote, erose dalle piante e dal salmastro, a un tiro di schioppo dalla città e dal mare. La più vanitosa delle tre, può vantare una meravigliosa terrazza con un’ampia vista su uno dei più bei golfi d’Italia. Le altre più umili invece sembrano quasi volersi nascondere tra alberi e spine e comunicare il loro dolore per l’abbandono soltanto a chi lo desideri veramente, superi gli ostacoli e salti attraverso quei davanzali.

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La camera sembra troppo buia, nonostante sia pieno giorno e la finestra ampia, le pareti corrose da una muffa scura che fa ribollire la pittura, il mio occhio cade subito nel punto in cui la vernice saltata forma un cuore sul muro. E’ la camera di un ragazzo, un calendario dei calciatori fa da zerbino sotto la finestra, Homer Simpson sorveglia il comodino e decine di soldatini con asce e corazze difendono la scrivania. Proseguo, entro in una sala, al centro un vecchio proiettore, bottiglie di alcolici semivuote e tanta confusione, sembra che tutti siano scappati dopo una festa di famiglia, sulla destra un logoro divano sommerso da dieci coperte dei colori più disparati e un bel camino di mattoni rossi. Un piccolo separé divide la sala dalla piccola cucina, i pensili aperti rivelano il loro contenuto di stoviglie e il tavolino è un ricovero per barattoli ed accendini.

Salendo dalla parte esterna si accede al secondo piano, una porta finestra, un ampio salone, un camino, un tavolo apparecchiato con oggetti alla rinfusa, un vecchio stereo, un’obsoleta enciclopedia. Mi giro intorno e mi faccio colpire dai colori di un piccolo gioco per bambini, lo sistemo con cura sulla mensola, voglio che prenda la luce migliore per essere fotografato, ma le ragnatele ancora lo imprigionano. A pochi metri l’altra abitazione si nasconde tra gli alberi. Ancora oggetti di vita quotidiana invadono i suoi spazi, i pavimenti sono cosparsi di vestiti, biancheria intima e documenti. Un’altra stanza, una camera, un comò dai cassetti aperti è sommerso da abiti e fotografie gettati alla rinfusa, probabilmente preda di chi stava cercando cosa…

Ripercorro a ritroso la strada, calpestando i rovi già piegati in precedenza, accedo sulla strada e mi avvio su per un breve vialetto che mi porta nel giardino dell’altra casa, alberi ad alto fusto e una fontana inghiottita dalla vegetazione mi indicano il carattere da prima donna di questa villa, il garage non ospita più automobili, ma oggetti e attrezzature ammucchiati in un instabile equilibrio. Una solida porta di ferro mi preclude l’accesso al piano superiore e alla terrazza con vista, il piano terra invece mostra i suoi segreti. Dai cassetti di un’antica credenza escono fuori documenti, monete e un plico di lettere risalente all’immediato secondo dopoguerra, non riesco neppure ad immaginare quale immenso valore affettivo abbiano rappresentato questi scritti tanto da essere conservati per un tempo così lungo.

Ancora vestiti, libri, giocattoli, elettrodomestici una culla in vimini, tutte testimonianze di una vita reale, vissuta nella sua normalità e nella sua quotidianità, per una volta, non ci sono affreschi alle pareti tendaggi pregiati, statue o scalinate monumentali, tutto è semplice, allo stesso modo è triste pensare a come tutto possa finire, nessuno gioca più con quella battaglia navale, nessuno si siede sul divano a guardare il telegiornale, nessuno soffre per la squadra del cuore e nessun compleanno viene più festeggiato tra queste mura.

Riesco ancora a immaginare gli abitanti che, ancora assonnati, rovistano nel guardaroba per decidere quale vestito indossare, magari proprio quello che piaceva di più e che ora non è altro che lettiera per gatti o topi di passaggio, riesco a sentire la musica uscire da quelle casse, si proprio quella canzone che ha fatto innamorare qualcuno o l’ha consolato nelle sue sconfitte, riesco a sentire le dita sfiorare quelle lettere mentre una lacrima ed un sorriso cambiavano i connotati di chi le andava a rileggere.

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