Camping of broken dreams

2018

Dai amici, giochiamo a nascondino!

“Ambarabà ciccì coccò tre civette sul comò che facevano l’amore con la figlia del dottore…“

Sotto a chi conta….

“1.2.3.4…     …99 e 100!”

Caspita, questi bambini sì che sanno nascondersi bene, sono anni che giro per tutto il campeggio e non riesco a trovare nessuno. Ora che ci penso, anche i genitori sono spariti e i nonni, gli zii, i fratelli, i baristi, gli addetti alle pulizie, i titolari, non c’è rimasto proprio nessuno in questo campeggio.

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Piante incolte spazzatura e zanzare sono le padrone ora ben poco rimane dei 25 bungalow, se no la struttura esterna e qualche tentativo di ripristino.

Meravigliose strutture a due piani, dalla forma triangolare mi trasportano immediatamente in qualche paese scandinavo, entrando si avverte il fortissimo odore emanato dal legno, come a voler rivendicare il suo stato di vitalità, nonostante la vegetazione che reclama spazi, nonostante le intemperie che mettono a dura prova le sue fibre, nonostante la maleducazione dell’uomo, nonostante tutto.

Camminando tra le varie piazzole si incontrano gli spazi comuni, bagni, spazi mensa e si raggiungono altre piccole casette, tanto nuove come vuote. Pavimenti, intonaci e  serramenti puliti e perfetti, in alcune ancora si trovano i lasciti di qualche operaio, un guanto, un secchio, un sacco di cemento, segno che qualcosa si è mosso negli anni.

Al centro si trova una piccola piscina dalla forma inusuale riempita di acqua talmente densa e di un colore verde intenso che parrebbe poteri camminare sopra. Qualche lettino rimane tuttora a disposizione dei bagnanti.

Scendendo, ancora piazzole immerse nel bosco, nelle quali sono solo le torrette dell’elettricità a ricordarci dove siamo. Si avanza fino a raggiungere una piccola radura, si scorgono un paio di veicoli abbandonati, un campetto da calcio, o ciò che ne rimane, uno scivolo, due altalene e una giostrina. Per finire un’altra struttura in legno che fungeva da bar, ristoro e reception.

Tutto banalmente abbandonato come altre migliaia di strutture simili, se non fosse che questo campeggio si leghi fortemente alla storia di una bambina e della sua mamma, una storia di forza, di speranza, e di sogni infranti.

Lisa (nome di fantasia) è una bimba (ormai ragazza) disabile affetta dalla nascita da una malattia incurabile, grazie alle proprie forze ed alla solidarietà di altri, attraverso costosissime cure, Lisa ora riesce a comunicare, anche se non a parole ed è in grado di scrivere attraverso un computer.

È nel 2017 che la mamma di Lisa, presidentessa di una ONLUS dedicata alla figlia, attraverso la quale si occupa di accudire bimbi disabili e vittime di maltrattamenti, decide di donare alla comunità questo enorme spazio (a sua volta ricevuto in dono), per crearne uno spazio dedicato alla natura, a misura dei bambini disabili, prevedendo, oltre al campeggio anche aree di svago, di fisioterapia e di pet-terapy a titolo totalmente gratuito per tutte le famiglie di bimbi disabili.

Questa mamma smuove mari e monti per realizzare il suo sogno, amministrazioni, politici, volontari, investitori, tuttavia, dopo le prime ottimistiche previsioni di apertura date per la metà del 2017, ora alle soglie del 2019 tutto si è perso nel nulla, il campeggio non vede e non sente giocare questi bambini, solo spazzatura e qualche cinghiale di passaggio. Dell’associazione non v’è più traccia, se non in qualche vecchio articolo in rete.

Io di certo non posso sapere dove vadano a morire i sogni, questo credo sia proprio uno di quei luoghi.

 

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